Dalla prefazione di Paolo Ziliani: “Nonstimonedved & tutti gli antisportivi”, di Giovanni de Paola e Daniele Fisichella, è un libro che se ne frega dei Tabù: e tanto per capirci, se Cannavaro, alzando la Coppa al cielo nella notte magica di Berlino diventa per tutti un’Icona, un Intoccabile, una specie di Madonna pallonara, per gli autori di questo sfrontato libroverità rimane quello che era: per dirne una, un calciatore capace di spaccar gambe agli avversari (che poi sarebbero colleghi) con una naturalezza e un’impudenza degne di miglior causa. E insomma, se il 2006, per lui, è stato l’anno della consacrazione planetaria (Mondiale, Pallone d’Oro, Fifa World Player), l’anno dei duelli trionfalmente vinti con Shevchenko, Klose, Henry e chi più ne ha più ne metta, non è male che qualcuno ricordi – al Capitano e ai suoi cantori – anche i nomi meno altisonanti apparsi, purtroppo per loro, sulla strada di Cannavaro: come quelli di Behrami e Mudingayi, i due giocatori della Lazio finiti all’ospedale con una gamba sfasciata per “l’intervento maschio – come direbbe Pizzul – dell’aitante stopper juventino”. Per la cronaca: due avversari all’ospedale, zero cartellini gialli. Simpatica cosa, non vi sembra?
Dal libro Non stimo Nedved, qui di seguito l'intero capitolo su Fabio:Il capitano della nazionale italiana vincitrice dei mondiali. Pallone d’Oro 2006. Un orgoglio per la nazione, nonostante qualche gamba spezzata di troppo proprio nell’anno 2006. È stato il miglior difensore della nazionale italiana ai mondiali di Germania, senza dubbio, il miglior giocatore del mondiale insieme a Gigione Buffon. Una grande annata con la Juventus nonostante la squadra sia retrocessa per le note vicende di Calciopoli. Ma per vincere il Pallone d’Oro quali sono i criteri?
L’articolo 10 del regolamento per l’assegnazione del Pallone d’Oro li afferma chiaramente:
- insieme delle prestazioni individuali e di squadra durante l’anno preso in considerazione;
- valore del giocatore (talento e fair play);
- carriera;
- personalità, carisma.
Ehm, fra i criteri selettivi figura anche il fair play. No problem. Zinedine Zidane, dopo una testata in mondovisione che, al solo sguardo, ha diseducato milioni di piccoli calciatori, è arrivato quinto nella classifica. Figurarsi Fabione che invece ai mondiali è stato correttissimo. Peccato però che, nell’anno di nostro signore 2006, qualche volta abbia esagerato. Proprio nell’anno del Pallone d’Oro Fabione fa fuori due laziali tra andata e ritorno. All’andata, accoppa Behrami con un’entrata assassina a forbice. Due mesi di stop per l’albanese. Al ritorno compie la più classica entrata-killer sulle gambe di Mudingayi, provocandogli la frattura scomposta della tibia. Bottino conquistato: una caviglia più un ginocchio dello svizzero-kosovaro e una tibia del belga con origine congolese frammentata in maniera scomposta. Punizione inflittagli: neanche un cartellino giallo.
Così ha raccontato l’episodio il belga Mudingayi: “Mi trovavo tra Vieira e Nedved. Cannavaro è arrivato su di me come un pazzo senza preoccuparsi del pallone. Aveva ricevuto delle consegne? Non lo so, però mi arrabbio. Il peggio di questa storia è che Cannavaro non è stato neppure ammonito, mentre Dabo è stato espulso per aver brontolato per un gol annullato. In Italia i grandi club, e particolarmente la Juventus, sono sistematicamente protetti in modo scandaloso. È
disgustoso”.
Anche il sindaco di Roma, lo juventino Walter Veltroni, si è
interessato alla questione. Il primo cittadino della capitale si è recato presso l’abitazione del centrocampista della Lazio per sincerarsi delle sue condizioni e sottolineare il proprio disappunto per l’atteggiamento del difensore bianconero: “Mi piacerebbe tanto che Fabio Cannavaro prendesse un aereo da Torino e venisse qui a trovare questo ragazzo - ha detto Veltroni - Conosco bene il giocatore della Juventus, so che è una brava persona e sarebbe un bel gesto da parte sua. Mi piacerebbe anche che il club bianconero stesse vicino al biancoceleste e che prendesse qualche provvedimento”. Inoltre ha regalato due libri a Mudingayi.
Ovviamente la Juventus non ha punito Cannavaro, e ovviamente Mudingayi i libri li ha usati per non far traballare il tavolino del salotto.
Le scuse di Cannavaro arrivano solo 48 ore dopo. Coincidenza vuole che nella stagione precedente avesse già messo fuori uso un altro laziale: Muzzi. Con una gomitata gli spacca due costole. Stesso risultato: neanche una ammonizione.
W il Pallone d’Oro!
W il fair-play!
Nessun commento:
Posta un commento